Nel linguaggio comune l’attacco di panico è diventato ormai quasi uno stato emotivo: “sono in panico” è un modo di dire che racchiude in sé dalla paura per un esame o un appuntamento importante, all’ansia intesa come sensazione di allarme che in realtà non rappresenta il vero attacco di panico.

Come fare chiarezza? Quando è davvero un attacco di panico e quando invece lo si confonde con quello che in realtà è un forte vissuto di ansia?

Partiamo da cosa si intende per ANSIA.

L’ansia è prima di tutto una reazione emotiva universale fondamentale alla nostra sopravvivenza, in quanto predispone il nostro corpo a reagire in modo adeguato di fronte ad un pericolo / forte stress. Un esempio? Se accidentalmente assistiamo ad un fatto violento, ad un incidente stradale o ad una lite tra più persone, percepire dell’ansia permetterà di reagire in modo adeguato al pericolo ancora prima che si sia pienamente manifestato, mettendo in moto meccanismi fisiologici (sudorazione, accelerazione del battito cardiaco etc.) e comportamentali (fuggire / reagire / chiedere aiuto etc.) che spingono la persona a comportarsi nel modo più adeguato al contesto in cui si trova. Tutto questo avviene a livello inconscio, ancora prima che arrivi la consapevolezza che si è davvero in pericolo: l’ansia è quindi una pulsione primordiale di sopravvivenza. È per questo che tutti noi ne abbiamo esperienza diretta e siamo così in grado di comprendere immediatamente l’ansia degli altri e di immedesimarci nel loro stato d’animo.

L’ansia può però assumere una sfumatura negativa e rappresentare un problema, al punto da parlare di disturbo d’ansia, quando la percezione del pericolo si verifica anche in assenza di reali motivi: andare in macchina o in un centro commerciale, stare per molto tempo in un luogo chiuso o in mezzo a molte persone, litigare con un parente o familiare. L’entità della reazione emotiva della persona è sproporzionata rispetto alla forza dell’evento che ha suscitato tale emozione: questo è quello che succede quando si parla di Disturbo d’ansia. Questo disturbo può assumere molte forme differenti, con intensità variabili anche a seconda dell’individuo, dell’età e delle circostanze che hanno portato all’insorgenza dei sintomi ansiosi.

L’attacco di Panico è invece UNA MANIFESTAZIONE possibile del disturbo d’ansia, che nel manuale diagnostico dei disturbi psicologici (DSM – IV) viene descritto come “ … un improvviso aumento di intensa paura o disagio che raggiunge un picco in pochi minuti, durante i quali si verificano quattro (o più) dei seguenti sintomi:

  1. Palpitazioni, sensazione di cuore in gola o tachicardia
  2. Sudorazione
  3. Tremori o agitazione
  4. Sensazioni di mancanza di respiro o di soffocamento
  5. Sensazioni di soffocamento
  6. Dolore o fastidio al petto
  7. Nausea o disturbi addominali
  8. Sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento
  9. Brividi o sensazioni di calore
  10. Parestesia (intorpidimento o formicolio)
  11. Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi)
  12. La paura di perdere il controllo o di “impazzire”
  13. Paura di morire

Avere un attacco di panico può quindi significare che il generale livello di ansia della persona è oltre la norma, che forse la persona sta attraversando una fase della sua vita particolarmente stressante /dolorosa e pertanto il sintomo rappresenta una inconsapevole richiesta di aiuto, ma anche un forte sfogo emotivo.

E’ importante allora chiedere aiuto: un consulto medico può aiutare a tranquillizzare rispetto ai sintomi fisici (e percepiti così reali nel corso dell’attacco di panico), ma è fondamentale poi indagare con l’aiuto di un terapeuta sull’origine di tale problematica.

Soltanto scavando dentro di sé è infatti possibile conoscere la natura e l’origine del proprio disagio.